Ha scritto Jung che le fiabe consentono di studiare meglio l'anatomia comparata della psiche, in …
Ogni impresa pervasa di buone intenzioni, ai nostri giorni, è fondata su una visione del mondo che prescinde dal lato oscuro di madre natura. Quando s’ignora una dea questa riappare con maggiore pericolosità. Un tempo si aveva una visione equilibrata della natura, giudicata in parte generosa, in parte oscura, ma dai secoli dodicesimo e tredicesimo, come si può notare nella poesia e nei movimenti religiosi, s’iniziò a credere in un processo generale tutto versato univocamente sul lato luminoso buono. Da allora si e persistito in tale direzione anche quando non era più valida, senza comprendere la necessità di tornare a confrontarsi seriamente con l’altro lato.
Nel vasto mondo asiatico, il diario di Kito Aya ha conosciuto un successo inarrestabile: pubblicato …
Un litro di lacrime
3 stelle
In tutta sincerità, Un litro di lacrime non è stata una lettura di quelle indimenticabili, sebbene mi sia chiaro perché il diario di Aya, adolescente che scopre di essere affetta da una malattia genetica rara , degenerativa e incurabile, sia diventato un caso editoriale in Giappone. La sua determinazione a vivere per quanto possibile una vita normale hanno sicuramente avuto un grande appeal nella società giapponese.
Leggendolo, è subito evidente il fatto che si tratta del diario di una ragazzina e poi di una giovane donna (il diario copre dai 14/15 fino ai 20/21 anni, quando per Aya è diventato impossibile scrivere) e, sebbene non contenga chissà quali rivelazioni sul senso della vita, è difficile rimanere indifferenti davanti alla sua sofferenza e al suo desiderio di vivere, di fare esperienze, di crescere.
Mi ha fatto molta tenerezza e mi sento di consigliarne la lettura solo per la fatica che è …
In tutta sincerità, Un litro di lacrime non è stata una lettura di quelle indimenticabili, sebbene mi sia chiaro perché il diario di Aya, adolescente che scopre di essere affetta da una malattia genetica rara , degenerativa e incurabile, sia diventato un caso editoriale in Giappone. La sua determinazione a vivere per quanto possibile una vita normale hanno sicuramente avuto un grande appeal nella società giapponese.
Leggendolo, è subito evidente il fatto che si tratta del diario di una ragazzina e poi di una giovane donna (il diario copre dai 14/15 fino ai 20/21 anni, quando per Aya è diventato impossibile scrivere) e, sebbene non contenga chissà quali rivelazioni sul senso della vita, è difficile rimanere indifferenti davanti alla sua sofferenza e al suo desiderio di vivere, di fare esperienze, di crescere.
Mi ha fatto molta tenerezza e mi sento di consigliarne la lettura solo per la fatica che è costata la sua scrittura, soprattutto negli ultimi anni, quando per Aya tenere la penna in mano – e quindi comunicare con l’esterno – diventata sempre più difficile a mano a mano che le sue condizioni fisiche degeneravano. È una condizione terribile e claustrofobica quella alla quale l’atassia spinocerebellare ha costretto Aya alla fine della sua vita: le sue ultime parole, comprensibilmente, sono disperate e cariche di dolore.
Purtroppo ancora oggi l’atassia spinocerebellare non ha ancora una cura e l’aspettativa di vita varia a seconda della forma della malattia. Potreste averne sentito parlare in televisione, durante la maratona Telethon, perché è una delle malattie genetiche rare per la quale in quell’occasione si raccolgono fondi per la ricerca.
Santo vive e lavora a Firenze. E ruba orecchini e collane nei negozi, rischiando sempre …
Barba di perle
3 stelle
Barba di perle è uno dei primi fumetti pubblicati di Flavia Biondi, fumettista nata in quel di Toscana che mi ripromettevo da anni di leggere. Si tratta di una storia molto breve – meno di cento pagine – ed è abbastanza sorprendente che Biondi sia riuscita a delineare una storia di questo tipo in così poco spazio.
Dico questo perché una storia dove si passa dalla più rigida chiusura nei confronti della propria identità a una timida apertura mi sembra necessitare di molto spazio. Biondi, invece, è riuscita a rendere il percorso di Santo, il protagonista, molto realistico, sia con l’accortezza di non arrivare a un coming out plateale, sia con un linguaggio visivo essenziale, ma capace di sintetizzare molto bene le sue difficoltà e le sue speranze.
Ci sono comunque delle ingenuità narrative, con parti nelle quali avrei preferito una maggiore finezza e che suonano uscite da un manuale …
Barba di perle è uno dei primi fumetti pubblicati di Flavia Biondi, fumettista nata in quel di Toscana che mi ripromettevo da anni di leggere. Si tratta di una storia molto breve – meno di cento pagine – ed è abbastanza sorprendente che Biondi sia riuscita a delineare una storia di questo tipo in così poco spazio.
Dico questo perché una storia dove si passa dalla più rigida chiusura nei confronti della propria identità a una timida apertura mi sembra necessitare di molto spazio. Biondi, invece, è riuscita a rendere il percorso di Santo, il protagonista, molto realistico, sia con l’accortezza di non arrivare a un coming out plateale, sia con un linguaggio visivo essenziale, ma capace di sintetizzare molto bene le sue difficoltà e le sue speranze.
Ci sono comunque delle ingenuità narrative, con parti nelle quali avrei preferito una maggiore finezza e che suonano uscite da un manuale del buon coming out e del quali persone evitare, ma in definitiva si tratta di una storia che lascia delle sensazioni estremamente positive e con alcune scelte molto felici (a partire dalla copertina, che raffigura alla perfezione il riserbo di Santo nel mostrarsi come se stesso).
@alephoto85 davvero, sono oltre la metà e non ho niente di cui possa lamentarmi. Il catalogo di ADD Editore è fonte di ottime letture, per quel che ho potuto leggere finora.